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Lukaku: "Per fermare il calcio è stato necessario che fosse positivo uno della Juve"

L'attaccante dell'Inter sull'emergenza coronavirus: "Il calcio mi manca, ma la salute è davanti a tutto. Perché dobbiamo giocare se nel mondo c'è gente che rischia la vita?"
Giovedì 02 aprile 2020
"Perché dobbiamo giocare se nel mondo c'è gente che rischia la vita? Eppure è stato necessario che fosse positivo un giocatore della Juve perché il calcio si fermasse: è normale tutto ciò? No, non è normale". Parole che faranno sicuramente discutere quelle dell'attaccante nelga dell'Inter Romelu Lukaku, protagonista di una diretta Instagram organizzata dalla Puma (con lui anche Thierry Henry e Axel Witsel). Evidente il riferimento alla positività del difensore bianconero Daniele Rugani.

L'ANALISI — L'attaccante dell'Inter ammette: "Il calcio mi manca, però adesso l'importante è la salute della gente. Tutto il resto è secondario". Poi spiega: "Ciò che mi manca di più è il ritmo gara, la competizione con l'avversario, lo stadio pieno, l'affetto del pubblico. Sto sfruttando questo momento per analizzare le mie ultime prestazioni, anzi, più in generale tutto quello che ho fatto negli ultimi sei mesi. Si può sempre migliorare nel calcio". La sua filosofia del calcio è tutta in queste parole: "Io vivo per fare gol. Ma se voglio aiutare la mia squadra, devo essere sempre pronto ad aiutare i miei compagni. Le statistiche personali hanno poca importanza. Negli ultimi metri bisogna essere dinamici, attaccare lo spazio con i tempi giusti. Noi ci alleniamo molto, vediamo ogni giorno dei video con il fine di analizzare i nostri errori ed evitare di ricommetterli in futuro".

I MODELLI — Durante la lunga chiacchierata Lukaku ha parlato anche dei suoi idoli in maglia Inter: "Ho amato Adriano, che con la maglia dell'Inter ha fatto grandi cose. I miei primi ricordi legati al calcio internazionale risalgono alla Coppa del mondo 1998: tempi in cui Ronaldo il Fenomeno dimostrava di avere una classe superiore. Poi è andato al Real Madrid. Per quel che riguarda la generazione successiva di attaccanti, in Europa ho ammirato Henry e Drogba".
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